Istruzioni per l'uso

Istruzioni per l’uso -Beta Reader, Editor e Correttori di bozze

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Curatore. Scopavirgole. Proofreader. Revisore. Lettore Ideale. Grammar Nazi. Bozzaro.
Puoi chiamarli come ti pare, ma Beta Reader, Editor e Correttore di bozze sono tre figure di fondamentale ausilio per gli scrittori; tre figure che sembrano fare la stessa cosa – intervenire a vari livelli sul manoscritto – ma le cui mansioni sono (o dovrebbero essere) differenti.
Beta Reader, Editor e Correttore di bozze sono tre persone che intervengono in momenti diversi nella vita di un romanzo e che aiutano lo scrittore a dare una dignità al suo manoscritto. Ché, diciamolo, quando mettiamo la parola «FINE» ad una storia, breve o lunga che sia, ci sentiamo felici e soddisfatti, con quella punta di presunzione che ci fa sperare di aver scritto La Storia, quella colla maiuscola, quella che freme per entrare nelle antologie scolastiche o affacciarsi come una meteora nel panorama letterario italiano.
La verità è che non esiste testo che esca perfetto dalla penna dello scrittore. L’immagine dell’autore che scrive il suo capolavoro senza sforzo è una solenne cazzata, assimilabile a quella del poeta che compone a raffica, colto da eroici furori ed ebbro di incoercibile vitalità. Non è vero niente. La realtà è un molto più prosaico lavoro di lima, riga e squadra per dare importanza anche alle virgole. Soprattutto alle virgole.
Quindi, lo scrittore che fa?
Scrive, senza dubbio. Poi chiude tutto in un cassetto per qualche settimana, giusto il tempo per far prendere aria al cervello, e si riaffaccia un mese e mezzo dopo, armato di evidenziatore e penna rossa e si mette a caccia di errori. Lui è il Lettore Alfa, no?
Poi, dopo che si è spulciato tutto il testo da cima a fondo, sino all’ultima parola, l’autore può pensare di sottoporre il suo testo al giudizio di un Beta Reader.

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Il Beta Reader è una persona che legge il manoscritto per intero e fornisce un parere il più spassionato possibile sulla storia.
Ti dice se le tue idee sono passate, e come.
Ti dice se non ha capito una parte, o se certi passaggi sono troppo arzigogolati o se, all’opposto, tu non stia dando per scontato cose che per il lettore scontate non sono. Anzi.
Ma il Beta Reader NON corregge virgole, accenti e periodare. Il Beta Reader, lo dice la parola stessa, legge la tua storia. E ti dice che ne pensa. Stop. Non aspettarti altro, da lui.
Il Beta Reader è alle volte un professionista che si fa pagare a cartella per darti un parere sul tuo romanzo. La qualità costa, Bellezza, e chi più spende, meno spende.
Ma poiché non tutti abbiamo le disponibilità necessarie a coprire questo tipo di spesa, specie quando siamo in bolletta e ci arrangiamo a mettere assieme la cena scaldando una scatola di fagioli borlotti nel microonde – il cliché dello scribacchino scalcagnato vince sempre, vero? – ci si arrangia, e sempre più spesso si sceglie  qualcuno di vicino  (una sorella, un fratello, la tua dolce metà, un’amica volenterosa) e che spende parte del suo tempo a leggere le tue fatiche per intero.
E qui casca l’asino. Al Beta non s’invia un capitolo alla volta, non ha molto senso, ché solo avendo tutta l’opera sott’occhio il lettore si può rendere conto di alcune cose – se, ad esempio, c’è una certa discontinuità o se il testo si contraddice; il Beta Reader deve darti una risposta globale sul tuo romanzo, e può farlo solo se lo ha letto per intero.
Molte persone scrivono avendo in mente un Lettore Ideale, che è poi lo stesso cui fanno leggere il manoscritto per avere un parere. E questa tecnica di solito funziona nella misura in cui conosciamo il nostro Lettore Ideale, ma si corre il sensibile rischio di acchiappare solo persone che abbiano gli stessi gusti del nostro Lettore Ideale. E gli altri? Non vorremo certo perderceli per strada, vero?
La cosa migliore sarebbe trovare qualcuno di un passo distante da noi, che abbia la giusta lontananza per essere equo e imparziale e onesto, ché spesso più si è vicini a qualcuno e più si tende ad indorargli la pillola.
Hai sottomano un collega disposto ad aiutarti e a leggere il tuo romanzo? Sfrutta l’occasione. E, visto che il suo tempo è denaro tanto quanto il tuo, il minimo che tu possa fare per sdebitarti è offrirgli una cena. A spese tue, s’intende.
Non c’è bisogno di prenotare un tavolo per due da Gordon Ramsey, va benissimo anche una pizza a domicilio con un paio di birre (o un giro di bevute al pub). Ma ringrazialo, ché l’onestà e l’imparzialità sono merce rara, oggigiorno. Tanto quanto trovare qualcuno disposto a leggere il romanzare un po’ incerto di uno scribacchino esordiente.

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L’Editor, o Revisore, è una figura professionale che lavora all’interno di una casa editrice e si occupa di calare la mannaia sul tuo romanzo.
Sissignore.
Sarà impietoso, imparziale e ricostruirà le tue frasi da cima a fondo, per dare loro fluidità, maggiore scorrevolezza e comprensione. O anche solo per uniformare le varie parti del romanzo, ché a volte capita di assistere ad imbarazzanti svisate stilistiche e a cadute nel registro lessicale.
Non solo, l’Editor è pronto a segnalarti le eventuali incongruenze riscontrate nel testo – personaggi che cambiano nome senza preavviso, figliolanza che un momento è trina e poi diventa solo doppia, errori di ambientazione come chiamare il 911 a Parigi – e a fornirti delle soluzioni differenti, come un termine più incisivo e meno dozzinale, oppure una serie di tagli di interi periodi.
Ti domanderà com’è possibile che la protagonista usi il proprio telefonino se le hanno scippato la borsa sull’autobus e se l’è fatta a piedi fino a casa – lo teneva nella tasca della giacca? E perché non ha chiamato un taxi, invece di scarpinare per chilometri e sfasciarsi le scarpe nuove? – o com’è possibile che il tuo eroe entri in un bar e ordini una birra dopo una violenta scazzottata senza che nessuno batta ciglio – siamo in uno dei peggiori bar di Caracas?
Lo so, non è il massimo per l’autostima. Ma è per il bene del romanzo che hai scritto. L’Editor è una persona meravigliosa che ha una pietra al posto del cuore. Non gli/le frega nulla di tranciare le tue meravigliose digressioni sul colore degli occhi della protagonista, o righe e righe sulla bellezza delle foglie color ruggine che ammantano da lontano Rusty Cove. Lui – o lei – interviene senza troppe remore. Ed è giusto che sia così.
Ovviamente, come in tutte le convivenze, occorre prendersi e capirsi. Occorre fare atto di umiltà e stare ad ascoltare quello che l’Editor suggerisce. Ma, se proprio si viaggia su due rette parallele, trovatene uno con cui ti prendi – attenzione: non sto dicendo che tu debba scegliere qualcuno che ti dia sempre ragione, ma che riesca a far passare le sue critiche senza troppo ferire – e fidati di lui.

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Il Correttore di bozze (o Scopavirgole, o Bozzaro o Grammar Nazi) è il professionista che interviene in ultima battuta, quando il manoscritto è stato commentato e sistemato dall’Editor. Spesso, soprattutto se si ha a che fare con una casa editrice di piccole dimensioni, Editor e Correttore di bozze coincidono, ché si fa quel che si può con quello che si ha, e i soldi sono sempre di meno, quando (le rare volte in cui) ci sono.
Ma il Correttore tout court è quello che inforca gli occhiali, controlla che le correzioni siano state apportate e scova tutti gli eventuali refusi lasciati dall’Editor.
Accenti. Virgole. Punteggiatura sballata. Concordanze creative. D eufoniche onnipresenti. Dove passa lui, non c’è più errore. O meglio, non dovrebbero più esserci errori, ma, si sa, siamo umani e fallaci e può succedere che anche a un ligio e preparato Correttore di bozze sfugga qualcosa. Il suo è l’ultimo passaggio prima dell’approdo in stampa del tuo romanzo, riveduto e corretto, per poi planare sugli scaffali delle librerie.

Ma cosa succede quando si tratta non di un romanzo pensato e destinato alla carta stampata, ma di un e-book o di un racconto/fanfiction da pubblicare online, sul proprio blog, pagina Facebook, o sui siti contenitore?
Beh, le cose cambiano. E parecchio pure.

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La pubblicazione online – e che si tratti di autoproduzione o approdo sul proprio blog, la solfa non cambia – ha il vantaggio di essere più rapida ed immediata, ed il tremendo svantaggio di non avere controlli capillari. Perché, si sa, chi controlla il controllore? Nessuno, se non il nostro buonsenso.
E quindi, possono passare pochi giorni dalla parola fine alla pubblicazione, senza che nessuno, oltre all’autore, vi abbia posato gli occhi sopra.
E se da un lato è comprensibile che si lavori il più possibile in economia – ché quando si decide di intraprendere il lungo iter che porta alla pubblicazione su carta occorre aver messo da parte un gruzzoletto da investire all’uopo – dall’altro è poco realistico pensare di riuscire a fare tutto da sé.
Occorre essere pragmatici ed onesti. E porsi un paio di domandine prima di cominciare.
Quanto tempo voglio impiegare in questo progetto?
Quanto ho a cuore questo romanzo?
Quanto rispetto ho per i miei lettori?
Il motto “minima spesa, massima resa”è un’allettante chimera, ma sii pronto a spendere in prima persona, investendo sulle risorse umane e le relazioni interpersonali.
Se il tuo pensiero è «Quanto la fai lunga, si tratta solo di una fanfiction!», oppure quello che ti preme è ve(n)dere il tuo e-book senza un adeguato controllo qualità, alzo le mani e ti faccio i miei migliori in bocca al lupo. Ne avrai bisogno.
Se, invece, vuoi produrre qualcosa di buono, allora rimboccati le maniche e cerca attorno a te qualcuno che possa aiutarti.
In questo caso, molto dovrai mettercelo tu. Dovrai rispettare i tempi di riposo del tuo lavoro; immagina di avere a che fare con una pizza: devi infornare l’impasto a forno caldo e a pasta sarà lievitata a sufficienza, altrimenti butterai tutto in pattumiera. Garantito. Ma se sai aspettare, se sai essere severo con quanto tu stesso hai scritto, e se riesci ad avere la fortuna di trovare pareri onesti ed imparziali, allora sei a cavallo.
In questo caso, Beta Reader, Editor e Bozzaro coincidono, ma puoi anche provare a diversificare il lavoro, affidandoti ad un Beta e ad un Editor distinti e separati.
Il primo potrebbe essere, che so?, tua sorella o la tua dolce metà; il secondo, una persona di cui ti fidi o che presta la propria opera ad aiutare scrittori bisognosi (e assicurati che abbia una buona conoscenza della grammatica italiana!!). Molti siti di scrittura amatoriale hanno un’appendice in cui poter reclutare Beta Reader e/o Correttori di Bozze.
Il buonsenso e la correttezza vorrebbero che poi tu pubblicassi la tua storia all’interno del sito stesso, se il Bozzaro fa parte dello staff tecnico del sito, e citassi chi ti ha aiutato nelle note finali.
E, soprattutto, che tu fossi chiaro con chi stai arruolando, perché un conto è chiedere aiuto per qualcosa prodotto come puro divertissement; un altro è lucrare sul tempo che il nostro prossimo ci ha concesso gratuitamente. Se intendi pubblicare poi il tuo lavoro, fallo presente a chi ti aiuterà. Deve essere una sua libera scelta, quella di darti una mano, e nel caso di una pubblicazione, di richiederti un eventuale compenso. Perché quella persona sta comunque spendendo del tempo per aiutarti; e fidati, non è mai bello scoprire a posteriori di aver lavorato gratis.
È una questione di onestà intellettuale. Certo, potresti non essere scoperto – e sono fin troppi, i furbetti convinti di farla sempre franca – non subito, almeno; ma, prima o poi, succederà. La gente non è stupida. La freghi una volta. E potresti trovarti nella spiacevole situazione di non avere più un editor disponibile, una volta che si sarà sparsa la voce.

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Ma potrebbe anche capitarti di trovarti dall’altra parte della barricata.
Di essere tu il Beta Reader, l’Editor o il Bozzaro di qualcuno.
E in quel caso, come ci si comporta?
Come si fa a capire quanto spazio di manovra si abbia?
Come fare a dare un giudizio negativo senza che l’autore si impicchi al primo ramo disponibile o ci tolga il saluto per una virgola fuoriposto?
A questi, e a molti altri quesiti, risponderò nel prossimo appuntamento. Intanto, se vuoi pormi delle domande specifiche sull’argomento, o fare due chiacchiere, lo spazio dei commenti è a tua disposizione! Sfruttalo!

 

 

6 pensieri riguardo “Istruzioni per l’uso -Beta Reader, Editor e Correttori di bozze

  1. Mi riallaccio all’ultima parte, perché la scrittura professionale non è di mia competenza. Pubblicazione on line. Fanfiction. Beta reader. Se io trovassi il mio beta reader ideale con anche un po’ di capacità da correttore di bozze che beti tutto quello che ho scritto, sarei immensamente felice. Ma. C’è sempre un ma. Io ho una certa abilità – sarei ipocrita se lo negassi – quindi il mio beta deve essere una persona che io rispetto per le sue qualità e le sue cinoscenze. Deve possedere ad esempio una conoscenza grammaticale e sintattica superiore alla mia, deve avere ottimo spirito critico. Non dobbiamo arrivare alla situazione dove io debba spiegargli la ragione delle mie scelte. Nell’amatoriale è difficile trovare un buon betareader alla cieca. Ci va fiducia … Per farti un esempio, io mi farei betare da te, perché so le tue capacità, non da Tizia che non ho mai avuto modo di conoscere e valutare. Alcuni miei testi sono stati betati da una mia amica, scelta per le sue qualità. I testi betati da lei hanno quella cura in più che fa la differenza. Ma è un impegno e non sempre una persona ha il tempo di leggere criticamente qualcosa. Le correzioni vanno accettate, ma non prese come oro colato. È utile sempre discuterne soprattutto quando tu che scrivi sei convinta delle tue scelte. Una cosa che mi faceva notare la mia beta è che io imposto la punteggiatura non secondo le regole grammaticali, ma secondo l’enfasi e le pause che voglio imprimere al testo. Ne faccio una questione di ritmo. Ed ecco che arriviamo a un punto fondamentale: lo stile. Se sei uno scrittore importante il tuo stile può sovvertire le regole, scomporle e ricomporle come Picasso. Ma prima le devi possedere le regole. Nell’amatoriale non hai un nome per importi ed è meglio seguire le linee guida. Ma a parte ciò, un beta deve rispettare il tuo stile e non correggerlo sulla base di come lui vorrebbe che fosse scritto. E non è facile. Capisci che la gente non ha ben chiaro il concetto di scrittura quando ti trovi davanti le poesie. Io non sono capace di dire se una poesia è valida o no perché non conosco la metrica. Ma tutti pensano all’estro del momento … magari. Ieri mi sono detta Vai che la provo con l’endecasillabo sciolto. Mezz’ora per tre versi da 11 sillabe… credo di essermi persa,non so nemmeno cosa ho scritto e spero che wp non crashi perché se no butto il tablet dalla finestra

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    1. Dunque.
      Mi trovi d’accordo con te per un buon 70%. Le figure professionali illustrate nell’articolo si riferiscono per lo più al mondo dell’editoria – mondo visto attraverso un cannocchiale polveroso. Molto polveroso.
      Nell’ambito amatoriale, la questione cambia perché le persone si ritrovano a svolgere tre ruoli in uno. Non è un caso che si definisca impropriamente “Il mio Beta” la persona che legge, corregge e sistema anche le virgole. Sì, è un lavoro. Sì, non si deve avanzare come le ruspe, ma in punta di piedi e capire quale sia lo stile dello scrivente, prima di calare la mannaia. E sì, si può anche decidere di non seguire i consigli dell’Editor/Beta/Bozzaro. Certo che sì! E ci mancherebbe pure!
      Ma quello che si instaura tra scrittore e Bozzaro è un rapporto di fiducia. Si deve andare per tentativi, e non è detto che si trovi il Bozzaro giusto al primo colpo. Ci vuole una certa dose di fortuna, non lo nego, per trovare una persona che ne sappia quanto te, se non di più, che sia elastica, che capisca che quello è il tuo stile.
      Un bravo Editor non passa il pettine secondo il suo estro, ma lo armonizza secondo il tuo stile. Altrimenti hai un piccolo dittatore armato di penna rossa, cosa che non è utile a nessuno.
      Ma un bravo Editor ti dice le cose in faccia. Ti dice se quel periodo è troppo lungo. Ti dice che, forse, quel confronto verbale avrebbe una maggiore incisività se. Eccetera eccetera eccetera.
      Non è facile intervenire nell’opera di qualcuno. Assolutamente. Si è dei chirurghi, ma si viene pagati il 90% in meno, se e quando si viene pagati.
      Devi entrare nella testa delle persone e capire perché Tizia usi le virgole in una data maniera, se le piaccia indulgere nel discorso indiretto libero e se i suoi dialoghi siano dei botta e risposta serratissimi. Ecco perché il Beta/Editor/Bozzaro deve poter avere tutta l’opera sotto mano, prima di calare la mannaia penna. Deve farsi un’idea generale. Poi i confronti sono utili. Nel mondo dell’editoria, no; ma i confronti tra scrittori esordienti possono aiutare ambo le parti.
      Sono d’accordo anche sul fatto che, a volte, occorre rompere gli schemi ed esplorare qualcosa di nuovo. Ma prima, devi conoscere le regole che vuoi rompere. Prima, devi essere Picasso. Poi, se ne può parlare. Ma purtroppo, molti autori credono di essere il Picasso della scrittura creativa prima ancora di mettere tre parole in fila.
      Quindi, fatto un passo indietro, il mio consiglio resta sempre lo stesso: se non hai a chi rivolgerti, vai per tentativi. Prima o poi, imbroccherai la strada giusta. E anche se ti ci vorranno uno, due, tre, dieci invii, avrai imparato comunque qualcosa. Molto spesso ci si dimentica che non è importante tanto l’arrivo, quanto il percorso, il viaggio stesso. Io ho avuto testi betati da quattro, cinque persone differenti. E da tutte ho imparato qualcosa. E forse è questo quello che conta davvero, non tanto l’uso di una virgola o di un punto e virgola.

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      1. Mi trovi d’accordo. Anche sul tentare … finché non si trova il beta giusto. E anche sul fatto che lo scritto deve essere completo.
        Infatti, poi, si verificano le grottesche situazioni che sono capitate a me con il mio tentativo di originale. Cose del tipo: “Ho iniziato a leggere i capitoli che mi hai passato. Quella parte in cui … ” “Ah, ma quella non c’è più!” Oppure cose del tipo: “Che versione hai?” “La 2.0.” “Ah, ma io sono alla 5.0”. Quindi … assolutamente sì … prodotto finito, fatto decantare, e rivisto dall’autore in ultima battuta.

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      2. Non dirmelo. Sono cose che ti fanno cascare le braccia.
        Io capisco l’insicurezza, dico davvero, specie se si tentano nuove strade e si esce dalla propria nicchia. Dico davvero.
        Ma se si ha bisogno di un aiuto passo passo, credo sia meglio dirlo subito.
        Primo, troppe versioni circolanti denotano insicurezza da parte di chi scrive, e se non sei certissimo di ciò che hai infilato nella tua storia, prima rivedila e poi mandala in giro; è come uscire senza rossetto e metterselo strada facendo, magari specchiandosi sulle vetrine del bar.
        E secondo, è un bel rompicapo per chi deve darti un parere sulla faccenda. Anche perché – e sono sicurissima che tu non l’avrai fatto – la versione 2.0 è finita sotto la lente di Gigia, la 3.5 sotto quella di Monica e la 4.0 è stata passata alla compagna di banco.
        Quindi un guazzabuglio senza fine. A me è successo di betare alcuni capitoli, per poi scoprire che il personaggio X non avesse più la dignità di un nome, o che fosse stato addirittura cancellato. Immagina la perplessità, a posteriori…

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      3. Ahahahahah … il problema nel mio caso è la tempistica di chi beta. Io scrivo mettiamo la prima parte di un romanzo. Nove capitoli. È una cosa un po’ particolare, quindi, necessito di un’opinione generica in corsa. Giusto un’impressione generica. Quindi … mettiamo che passo ad A e B la versione 3.0. Io conservo tutte le versioni, anche se cambio pochissimo. Però non me lo restituiscono subito, ma dopo 2 mesi. Eh … il problema è che dopo un mese mi era venuta voglia di leggere e automaticamente ho apportato correzioni. Inevitabile.
        Poi, hai voglia a dirmi “Smettila di rileggere. Non toccarla.” ….
        Quindi … il problema sta tutto lì. Mai dare in giro scritti in corso d’opera. Rischi che la gente pensi male, quando in realtà è la normale gestazione di una storia complessa.
        Tutto ciò non esiste in ambito fanwriter … Scrivo, rileggo, htmlizzo, pubblico. Sono storie che quando avrò finito la mia avventura da fanwriter (Sincretismo è il mio canto del cigno. Se gli a fo’) potrò vedere le storie nel complesso e magari farle betare. Ma come vedi … si parla sempre di completezza 😉

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      4. Immaginavo potesse trattarsi di una cosa simile. E ci sta, specie se e quando decidiamo di uscire dalla nostra nicchia e tentare altre strade.
        Quello che è successo a te è un caso umanissimo; quello che è successo a me è che io betassi la storia già betata da qualcun altro e viceversa. Tizia betava qualcosa che aveva già betato Caia che aveva già betato Sempronia che aveva già betato la sottoscritta, e così via, in un valzer di variabili. Capisci che così non ha senso continuare. Se non ti fidi di Tizia, Caia, Sempronia o della sottoscritta, che chiedi a fare il nostro aiuto?

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